Ordunque di li più belle stagioni la più bella comincia
la primavera
e di femminii esseri la via si riempie di cui
il vulvaceo organo all’aere si protende
coi unghipiedi smaltati il mondo a cognoscere.
Torniti polpacci come terzini argentini,
turgidi mammelli coi capezzoli puntuti di diversi modelli
con carena o senza,
di umana parvenza null’hanno a che fare
altrimenti mi ci attaccherei volentieri.
Niun sa qui a che fare fosti venuta
bionda valchiria dilà dei Dardanelli,
coi tacchi squillo
seppoi una poesia ti regalo
saresti così gentile da togliere lo scarpostivale
da in su lo mio piede?
Che io ce lo terrei pure che tu,
denari mi chiedi per lo feticcio de li piedi che si poi
una poesia ti regalo
lo sconto me lo fai?
Che se tu, restia, alla sottrazione dinieghi
la bella novena ti porto
prendo e vado accanto da li africhi femmine
che lì lo sconto me lo fanno
tanto loro di niuna scarpa han bisogno
che nel deserto solo sabbia c’hanno.